Sedici montagne

di Paolo Nori

C’è un signore russo che era giovane duecento anni fa che una volta, a Parigi, aveva detto che la Russia è quel paese dove le favole sono allegre e le canzoni tristi.

Be’, questa è una raccolta di favole allegre, anche se alcune un po’ fanno paura, perlomeno a me, fanno paura, e sono favole allegre che hanno la caratteristica che non le ha scritte nessuno.
Sono favole tradizionali, che sono un po’ come le storie che raccontiamo ai nostri amici, che loro poi le raccontano ai loro amici, che poi le raccontano ai loro amici, che poi le raccontano ai loro amici e alla fine rimane solo la storia che è come se non l’avesse scritta nessuno, è come se si fosse fatta da sola, come le montagne: ci sono, le montagne, ma chi le ha fatte?
E chi lo sa, son lì da sempre, non c’è nessuno che ha visto un muratore che ha tirato su una montagna, però qualcuno la deve aver tirata su, perché è lì.
Ecco, queste che state per leggere, ammesso che le stiate per leggere, sono sedici montagne russe, in un certo senso, e son tutte fatte come vi ho detto, dagli amici che le raccontavano agli amici,  che le raccontavano agli amici, che le raccontavano agli amici tanto tanto tempo fa, nel periodo di costruzione delle montagne, tranne l’ultima, che l’hanno scritta centocinquanta anni fa dei ragazzi che andavano a una scuola che teneva uno scrittore russo che si chiamava Leone Tolstoj che aveva una teoria strana.
Lui pensava che non fossero i grandi a dovere insegnare a scrive re ai bambini, ma i bambini a dovere insegnare a scrivere ai grandi.
Buona lettura (ammesso che lo leggiate).

Domenica 11 febbraio alle ore 16 lo scrittore e traduttore Paolo Nori sarà ospite della libreria Giannino Stoppani per leggere alcuni brani tratti dalla raccolta di fiabe della tradizione russa “Come è andata veramente tra Mascia e Orso”.

 

Ballerine a tutti i costi

da Zazie di Silvana Sola

Avevo già salutato al suo apparire la serie americana Ely+Bea, portata in Italia dall’editore Gallucci e oggi la riprendo per leggere il numero 6 che ha per titolo Ballerine a tutti i costi.
La vicenda comincia con un libro, sì galeotto fu il libro. La nonna di Ely le regala un librone dal titolo Il grande libro del balletto e le due amiche entrano così nella storia di Giselle e finita la storia si divertono un mondo a giocare. La mamma non permette che si mettano a ballare con un coltello in mano e per trafiggersi il cuore devono rimediare con la mazza da baseball. Il libro e la storia di Giselle fa venir voglia di volteggi e scarpette a punta (anche se, si dice nella storia, qualche volta si macchiano di sangue). Ely e Bea riescono a strappare il consenso per iscriversi a danza classica, anche se le rispettive madri non dimostrano gran fiducia nelle loro passioni ballerine, dopo l’esempio dell’infatuazione per il pattinaggio sul ghiaccio, abbandonato dopo poche lezioni (“faceva un gran freddo commentano le bambine”). L’ironia di questi racconti per principianti lettrici è sottile, l’avventura sempre credibile e lo sguardo sulla vita (la scuola, le maestre, le parole e i toni degli adulti) attento e clinico. Fra plié e arabesque di tante storie che abbiamo documentato nella mostra e nel numero monografico Infanzia e Danza, anche questo piccolo libro prende la sua parte.
Della danza si può leggere e scherzare. Sempre di gusto le illustrazioni della bravissima Sophie Blackall

Accendi la notte

di Mauretta Capuano, ANSA

Ray Bradbury, l’autore di Fahrenheit 451, portato sul grande schermo da Francois Truffaut, ha scritto anche un libro per ragazzi di cui in Italia si è ignorata per oltre 50 anni l’esistenza. Un vuoto finalmente colmato dall’editore Gallucci con un’uscita speciale, nella traduzione inedita di Carlo Fruttero, di questo suo unico libro per i più piccoli: Accendi la notte, accompagnato dai divertenti disegni di AntonGionata Ferrari.

Scritto nel 1955, qualche anno dopo l’antologia Cronache marziane (1950) e Fahrenheit 451 (1953), Accendi la notte è la storia di un ragazzino che ha paura del buio. ”C’era una volta questo bambino non ancora grande non più piccino e non gli piaceva la Notte”. Così si apre il libro che tocca uno dei problemi più diffusi fra i bambini, la paura dell’oscurità. E questa volta non c’entra nulla la fantascienza, piuttosto la poesia. Al piccolo protagonista piace la luce e tutto quello che è legato ad essa: lampade, torce, lumini e anche fulmini e lampi. Ma il buio no, appena scende la sera rinuncia anche a giocare con gli amici. Sta tutto solo nella sua camera, fra lanterne e candelieri. Non ama proprio gli interruttori perchè servono ‘a far clic’, cioè a spegnere le luci. E, ”a notte alta la sua era l’unica stanza con una luce in tutta la città”.

Le cose cambiano quando un bel giorno bussa alla sua porta una misteriosa bambina, si chiama Buia ma ha un viso bianco come la luna. Grazie a lei, capirà che gli interruttori non servono solo a spegnere le luci, ma anche ad accendere la notte. Per far vincere l’infelicità al suo nuovo amico Buia decide di presentarlo alla Notte così ”diventerete amici” annuncia.

Infatti il giovane protagonista andrà alla scoperta di un nuovo mondo in cui si accende la Notte. Lontano dalla fantascienza, Bradbury anche questa volta dà un’immagine inaspettata delle cose, supera il modo comune di vedere la realtà. Una visione resa ancor più forte dalla traduzione di Carlo Fruttero, già protagonista di un evento letterario legato ai libri per ragazzi, che lo riguardava molto più da vicino: la storia de Il calabrone che ci vedeva poco, l’unico e inedito testo scritto per i bambini da Franco Lucentini, morto nel 2002, portato a termine per sfida con Carlo Fruttero.

In Accendi la notte, lo scrittore americano Ray Bradbury, 91 anni, che è anche poeta, racconta la paura dell’oscurità e mostra una via per superarla in modo poetico. Tanto che la notte finisce per apparire più affascinante del giorno. E il ”clic” che accende il buio conquista anche gli adulti. Non a caso l’editore consiglia questo libro a lettori ”dai 4 ai 99 anni”.

Un filo magico nel mondo della fantasia

Intervista all’autrice belga Anne Herbauts. Di Mauretta Capuano, Ansa

È dall’incontro tra immagine e parola che si sviluppa la narrazione nei libri della belga Anne Herbauts con L’Albero Meraviglioso in cui segue un filo magico che ci porta nel mondo della fantasia e dell’immaginazione.
“La mia è una narrazione tra immagine e testo dove il lettore stesso diventa autore con i collegamenti che poi nascono dalla sua immaginazione” dice all’ANSA la Herbauts, 40 anni, che vive a Bruxelles ed è illustratrice e autrice di libri come Di che colore è il vento? (Gallucci) che in Italia ha avuto grande successo.
Ne L’albero meraviglioso, la Herbauts segue un filo che è nello stesso tempo quello della creatività, dell’immaginazione e della narrazione in una storia da cui nascono altre storie e che non finisce all’ultima pagina. Il Sig. Comesempre che fa una vita ordinaria e il diavoletto Garguglia partono alla scoperta del mondo finché arrivano alla casa della Strega Favolara che fabbrica immagini, le sistema in grandi vasi e le cambia e trasforma continuamente. I due amici rubano alla Strega un rocchetto di filo, che è il filo del racconto, e inseguiti si nascondo su un albero proprio strano, con cinque oggetti appesi.
“C’è un libro – spiega la Herbauts – per ogni oggetto dell’albero. Gioco con il filo dentro una narrazione molto strutturata e questo consente più libertà. Un filo che non è stato lavorato per diventare una maglia non ha una storia come un libro che non è stato letto”.
Ma L’albero meraviglioso con le sue colorate e raffinate illustrazioni, oltre ad essere un libro sul potere dell’immaginazione, è una storia su concetti astratti come il tempo e anche, dice l’autrice “il sogno, il rumore, l’amore, la malinconia. I libri sono favolosi perché sono fatti di carta, 4 colori, e si può dire tutto, meglio del cinema”.
La Strega Favolara che crea storie e sta dipingendo il libro, è una sorta di autoritratto dell’autrice. “La strega non è cattiva. Fa paura perchè trasforma il mondo, è uno specchio, un’immagine di potere. Può essere pericolosa oltre che magica” dice la Herbauts e i racconti che lei conserva in recipienti chiusi devono essere aperti per prendere vita. Come “le storie – dice l’autrice – che sono arrivate a noi perchè sono state raccontate”.

Cinque di noi

da Zazie News di Silvana Sola

Da anni il tema della disabilità entra nei nostri percorsi di ricerca e formativi e nel tempo abbiamo dichiarato le assenze di libri capaci di raccontare vite speciali o salutato con plauso proposte editoriali che mettevano in pagina storie che tutti avrebbero dovuto leggere e guardare.
Oggi è un giorno di plauso: sugli scaffali delle libreria è arrivata l’edizione italiana The Five of Us, l’album illustrato firmato da Quentin Blake.
In catalogo per Gallucci, il libro parla di amicizia, di condivisione, di ciò che si può fare assieme.
Il titolo è stato tradotto in I fantastici cinque, sottolineando la straordinarietà di ognuno dei protagonisti della storia.
Straordinario portare gli occhiali, straordinario avere qualche chilo in più, straordinario sentire quello che si fatica a vedere, straordinario muoversi anche se le gambe non aiutano, straordinario fare uscire la propria voce quando serve.
Garbo, delicatezza, ironia, giocosità sono le chiavi narrative e visive che utilizza il grande decano della letteratura per ragazzi inglese, illustratore con molte medaglie, autore di albi illustrati che sono nella storia dell’editoria degli ultimi quarant’anni.
Angela, Ollie, Simona, Mario e Eric sono cinque di noi.

La fede, un dono spiegato ai ragazzi

Con Riches un gioco di domande e risposte per credenti e non. Di Marzia Apice, Ansa

Nessun fanatismo, nessuna tesi da accettare a priori: è questo il segreto di Pierre Riches, sacerdote e teologo autore del libro La fede è un bagaglio lieve (Gallucci), nel quale accoglie le domande di un gruppo di giovani senza offrire risposte preconfezionate, ma aprendosi a un dialogo franco e aperto. In queste pagine che assumono l’aspetto di una piccola e intensa guida sulla fede, la religione e la ragione trovano un punto di incontro: “Ho una testa che Dio mi ha dato e che devo usare per interrogare tutto ciò che mi sembra dubbio”, afferma in una frase Riches, ribadendo la totale disponibilità a voler creare con le sue parole un ponte che unisca razionalità e afflato spirituale. Nato nel 1927 ad Alessandria d’Egitto da una famiglia ebrea, Riches si è convertito a 23 anni al cristianesimo, diventando poi sacerdote. Nel corso della sua vita è stato consigliere spirituale di molti scrittori, tra cui Elsa Morante, Giorgio Manganelli, Pier Vittorio Tondelli. La sua capacità di comunicatore si evince dalle conversazioni riportate nel libro, avvenute nel corso di 8 incontri nel 1996. Eppure, nonostante siano trascorsi ormai diversi anni, il volume non sembra essere invecchiato. Tutt’altro, perché in questi dialoghi il sacerdote affronta con i ragazzi alcuni argomenti validi in ogni epoca e dotati di un’attualità non legata alla contingenza dei fatti ma alla natura stessa dell’uomo. Dal sesso (etero e omo) all’amore, dalla politica all’economia alla giustizia, partendo ovviamente da Dio e dalla fede: gli argomenti trattati sono i più disparati, e nelle serate trascorse con i suoi giovani interlocutori Riches subisce un vero e proprio interrogatorio, un fuoco di fila di domande a cui riesce a rispondere con grande semplicità. Un primo assunto da cui far discendere ogni riflessione (“Dio è il mistero totale. Dio può folgorare tutto in un istante; alla misura dell’uomo c’è il Cristo”) e poi una serie di pensieri che toccano anche le altre religioni, come il buddhismo e l’islamismo, e si proiettano nell’Aldilà, con il Paradiso e l’Inferno, gli Angeli e Lucifero. Anche sui temi più scottanti Riches non si tira certo indietro. A chi chiede come sia possibile che Dio abbia creato la sofferenza, il sacerdote risponde che il rischio di soffrire risiede nella libertà di amare che ci è stata concessa. “Perciò si può capire il soffrire solo nel contesto dell’amore, e si possono capire le sofferenze del Cristo – e usarle per capire le nostre sofferenze – solo in questo contesto. Dio non ci dà forse la forza per superare le nostre sofferenze fisicamente?”, afferma. E mentre i ragazzi lo definiscono “un uomo di fede senza illusioni”, che crede in un “Dio giovane e divertente”, lui ribadisce il suo approccio ‘socratico’ nell’educazione soprattutto dei più giovani: “Mi pare l’unico metodo serio per educare; l’unico metodo che io uso: tirar fuori i dubbi che la gente ha. Sollecitare domande, farle scoprire con coraggio, cominciando da: «Chissà se Dio esiste»”.

Il ritorno dei gemelli Templeton

Il vero inizio della vera storia comincia così, con sei brontosauri ballerini che rapiscono una cagnolina.

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La cagnolina, Cassie, è un fox terrier femmina a pelo liscio. John e Abigail, invece, hanno 13 anni e sono gemelli, di quelli che sembrano più fratello e sorella. I gemelli identici sono i Fratelli Dann ma non sono la copia esatta l’uno dell’altro. E poi c’è il Professor Templeton, geniale e stralunato.

Puoi scoprire tutto questo sfogliando le prime pagine del libro ma è solo l’inizio.
L’avventura – per ragazzi scaltri e intelligenti come i gemelli Templeton – prosegue in libreria.

Ruttini e puzzette? Sono permessi!

Si può parlare di ruttini e puzzette? A noi i libri ironici e sbarazzini piacciono molto.
Soprattutto se temi “imbarazzanti” sono trattati con intelligenza da grandi autori.

È il caso di “Ma le principesse fanno le puzzette?” di Ilan Brenman, celebre autore brasiliano, che ha già venduto oltre trecentomila copie all’estero.

Magistralmente illustrata da Ionit Zilberman, la storia nasce da una delle tante domande che i bambini pongono per soddisfare le loro curiosità.

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La risposta – come scopriranno i lettori – è un segreto gelosamente custodito ed estremamente divertente.

Non ci sono solo le puzzette: anche i ruttini possono avere dignità letteraria se a raccontarne la storia è Roger McGough, capace di incantare con le sue parole e con i suoi disegni.

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 Storia di un ruttino e altri versi  accompagna il lettore di rima in rima, permettendo – grazie al testo a fronte in inglese – di apprezzare anche il ritmo della lingua originale.

Finché si tratta di un neonato, il ruttino è sacro… Ma quando è una ragazzina a lasciarsi scappare un ruttino a tavola, che succede? E se il ruttino fosse piccolo nel senso di bebè?
Sarà l’inizio di una viaggio della fantasia.

Ernest e Celestine al circo

Un nuovo episodio delle avventure dell’orso e della topolina, protagonisti della serie nata dal pennello di Gabrielle Vincent, una delle più grandi illustratrici del XX secolo.

L’arrivo del circo in città è un momento di grande allegria. Celestine scopre che il suo amico Ernest in passato è stato un abile clown. Perché non tornare in pista, allora? In due sarebbe ancora più divertente.

L’anteprima del libro permette di entrare nel delicato mondo di Ernst e Celestine, serie che in pochi anni è diventata un classico della letteratura per l’infanzia, grazie anche al lungometraggio  sceneggiato da Daniel Pennac e vincitore di numerosi riconoscimenti internazionali.

Oltre all’omonimo film – disponibile in cofanetto con album da colorare – e al nuovo titolo dedicato al circo, le storie di Ernst e Celestine già pubblicate sono:
Ernest e Celestine hanno perduto Simeone – Illustrati
Ernest e Celestine musicisti di strada – Illustrati
Ernest ha l’influenza – Illustrati

Pidocchi, in guardia!

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Non c’è famiglia che non riceva regolarmente avvisi simili a questo durante l’anno scolastico.
E se la guerra contro i pidocchi si combatte a suon di controlli e lozioni è inevitabile soccombere e perdere qualche battaglia.

In quel caso, oltre agli opportuni lavaggi, è importante parlare della pediculosi perché non sia motivo di ansie o imbarazzi nei bambini.

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Pidocchi, in guardia! di Charlotte Moundlic con illustrazioni di Fabrice Parme narra la guerra senza quartiere che si combatte tra i capelli di Matteo.

La lotta contro pettine e shampoo è aspra ma non c’è più alternativa: i pidocchi devono proprio traslocare.

Il pettine – utilissimo gadget incluso – è protagonista della storia: con il suo passare e ripassare infligge gravi perdite tra i ranghi nemici.

Pidocchi, in guardia! è una lettura ironica e intelligente per affrontare questo disagio e per intrattenere i bambini… durante la battaglia!