25 aprile, festa della libertà

25 aprile, giorno di festa. Per qualcuno giorno di scampagnate, di picnic all’aperto, un giorno senza libri di scuola e compiti da preparare. Ma che cosa avrà di speciale questo giorno che, ogni anno, arriva a braccetto con la primavera?

Sono passati 73 anni dalla liberazione d’Italia. Man mano che le cifre dell’anniversario aumentano, sempre più diventa importante trasmettere la memoria e il significato dietro questa data, che non parla solo della Liberazione ma anche di tutte le lotte che a questo traguardo hanno portato.

Così come accade spesso, i libri possono venirci in aiuto per raccontare a chi non è stato testimone di quei giorni (e i testimoni sono sempre meno) perché si festeggia il 25 aprile. La varietà di testi, modalità di scrittura e contenuti, permette di poter parlare della Resistenza e della liberazione d’Italia a diverse fasce d’età, cercando per ognuna la voce più adatta.

Bella ciao

Un primo approccio può essere certamente quello legato a una delle canzoni italiane più note anche al di là dei nostri confini.

Bella ciao, canto popolare antifascista, ha visto la sua maggiore diffusione proprio in seguito alla Liberazione diventando simbolo della Resistenza e del movimento partigiano italiano. Per la sua popolarità e la sua importanza, questa canzone non poteva mancare  nella collana Gallucci  Libro + Cd. Il testo della canzone è noto a tutti e non ha bisogno di presentazioni, l’interpretazione presente nel CD è una delle più recenti, conosciute e amate, quella dei Modena City Ramblers. L’illustrazione della canzone è invece affidata alle tavole di Paolo Cardoni, illustratore romano presente nel catalogo Gallucci anche con La storia degli uomini e Piccolo marinaio dei tre oceani, oltre che per i disegni dei personaggi e delle ambientazioni de La freccia azzurra, film di animazione (oltre che albo illustrato) tratto dall’omonima fiaba di Gianni Rodari e anch’esso presente nel catalogo Gallucci all’interno della collana Stravideo.

Storia di Leda 

Ad accompagnare i lettori più grandi tra le pagine della Storia, ci pensa invece un romanzo. Storia di Leda, di Ermanno Detti, racconta di una bambina di dieci anni, orfana e giovanissima staffetta partigiana durante l’occupazione nazista. Nel cestino della bici di Leda, nascosti sotto le uova o sotto la paglia, ci possono essere delle armi o, più spesso, dei messaggi cifrati da consegnare in una località segreta. Un giorno, proprio mentre è sulla sua bicicletta, Leda viene intercettata dai tedeschi. Li vede da lontano e riesce a scappare, anche se rocambolescamente. Ma la sua avventura non finirà qui, questa fuga la porterà all’incontro con un personaggio, il Mago, che segnerà l’inizio di nuove vicende e la sua crescita. Leda è una bambina vivace, coraggiosa e piena di domande. Nella Resistenza però è necessario che molte cose avvengano nella segretezza e le domande della bambina non possono trovare sempre risposta. Quando arriverà la fine della guerra, Leda si sarà meritata di avere le risposte a tutte le sue domande.

A raccontare la storia di Leda, bambina simbolo di tante staffette partigiane, è Ermanno Detti che, oltre a essere autore di numerosi libri per l’infanzia, è direttore della rivista “Il pepe verde”, specializzata nella letteratura per ragazzi.

Il romanzo di Detti è impreziosito dalle illustrazioni di Roberto Innocenti, unico illustratore italiano ad aver vinto il prestigioso Premio Hans Christian Andersen nel 2008 (prima di lui, nella categoria scrittori, solo Gianni Rodari, nel 1970).

 

Libertà

Sono nato per conoscerti
Per chiamarti

Parla a più generazioni e colpisce per profondità e bellezza Libertà, un albo a fisarmonica dove le immagini non sono illustrate ma ritagliate nella carta attraverso un lavoro raffinato e delicato, progettato e realizzato da Anouck Boisrobert e Louis Rigaud. Il volume dà corpo a una poesia di Paul Éluard, la celebre Liberté, che fu pubblicata in clandestinità nel 1942, durante l’occupazione tedesca di Parigi. Il testo italiano è nella traduzione di un altro poeta, Franco Fortini, una traduzione che ne restituisce tutta la forza e il senso. Il libro, Premio Andersen 2014 come Miglior libro fatto ad arte, seguendo il profilo di paesaggi che mutano, di animali e, infine, di uomini, accompagna le strofe del testo poetico fino al rivelarsi della parola che dà il titolo all’albo, una parola cercata, inseguita e – infine – trovata dall’autore e, insieme a lui, anche dal lettore.

Imaginare la pace si deve!

Quindici case editrici di tutto il mondo pubblicano una versione per bambini di Imagine di John Lennon, con il patrocino di Amnesty International.

di Franca De Sio, Il Pepeverde

Imagine è uno dei più grandi capolavori della musica pop. È una canzone che noi adulti abbiamo radicata nell’anima, se continuiamo a sperare: «You may say I’m a dreamer, but I’m not the only one». Non era solo, l’uomo che la suonava al pianoforte, davanti al Bataclan, il giorno dopo l’attacco terroristico, nel 2015. La pace non è un sogno irrealizzabile, nonostante tutto.

Il 21 settembre 2017, Giornata internazionale della Pace, è uscito l’album illustrato Imagine. E stato pubblicato in contemporanea in quattordici paesi, dagli Usa al Messico, all’Argentina, alla Romania, all’Olanda e alla Corea. Per l’Italia ne è editore Gallucci. La traduzione italiana dei versi di John Lennon è opera di Altan, così bravo a raccontare ai bambini, con la sua Pimpa, i piccoli gesti che insegnano i grandi valori della solidarietà e della pace. Le illustrazioni, per tutte le edizioni, sono di Jean Juillien, poliedrico artista con una particolarissima visione, ironica e a volte caustica, del nostro tempo; autore della rivisitazione del simbolo grafico della pace, con iscritta nel tondo la torre Eiffel, dopo gli atti terroristici di Parigi.

Nell’albo Imagine, è autore di un’antiretorica trasformazione della colomba della pace in un più banale piccione, proprio per sottolineare che può esserci anche una banalità del bene, se tutti lo vogliamo. È facile per i piccoli seguire un piccione, che spiega i concetti mentre esce dalla metropolitana, si fa trasportare da un peschereccio, vola a dividere litigi con gli altri uccelli, condivide con loro il cibo e li accoglie tutti sotto la sua ala protettiva.

Che grande gioia è poter mettere in mano ai bambini Imagine

In questi ultimi tempi davvero non sapevamo come dirglielo, che devono avere speranza in un mondo migliore. Forse non avranno mai ascoltato la canzone di John Lennon, ma ora possono leggerne le parole in inglese e, a caratteri più grandi, in italiano. Possono seguire i tratti morbidi e i colori rassicuranti e pieni delle illustrazioni su doppia pagina.

Nella prefazione Yoko Ono si rallegra di vedere le parole di suo marito così ben illustrate e ricorda che dobbiamo sempre portare l’amore nel cuore: «Imagine è una dichiarazione di grande potenza, scritta con profondissimo amore per l’umanità e per il suo futuro». E stata scritta quando gli Stati Uniti erano in guerra nel Vietnam spesso poeti e scrittori danno il meglio di sé in questi casi. Nell’ultima pagina è riportato in inglese il testo della canzone. A fronte, Amnesty International, alla quale saranno devoluti parte dei proventi della vendita del libro, si rivolge ai bambini con una raccomandazione: la pace ci fa vivere serenamente, ma perché ci sia dobbiamo impegnarci a comportarci con gentilezza, equità e giustizia. Dobbiamo difendere i diritti umani, che sono di tutti, che sono stati proclamati con la Dichiarazione Universale, nel 1948, quando si è voluto dire «mai più» alla guerra.
Imagine ha parole semplici, che possono capire anche i bambini, e gli adulti possono capirle? Nessun confine, niente per cui uccidere o essere ucciso, nessuna religione, vivere tutti in pace, è un messaggio marxista? È un’utopia? Noi adulti ci stiamo ancora ragionando sopra.

Ma per il futuro dei nostri piccoli dobbiamo cantare «Imagine all the people living life in peace» e, finalmente, leggere loro questo bellissimo albo. Lo farò anch’io. Non dimenticherò mai l’immagine di un volto di donna, per metà cancellato dal napalm, che cantava Imagine accompagnata da un’orchestrina di mutilati di guerra, ad Hanoi.

Il coraggio del gelataio Tirelli

Storia ‘dolce’ di amicizia e altruismo nel buio della Shoah

di Marzia Apice, ANSA

Libro del giorno: Il gelataio Tirelli

È una storia ‘dolce’ che sa di fragola, cioccolato e cannella ma anche di coraggio e altruismo negli anni bui della Shoah quella raccontata da Tamar Meir nell’albo illustrato dedicato a Il gelataio Tirelli (Gallucci). Basato su fatti realmente accaduti, il libro racconta ai bimbi con un linguaggio semplice e con l’ausilio dei disegni di Yael Albert la storia esemplare di Francesco Tirelli, italiano emigrato in Ungheria che durante la seconda guerra mondiale nascose nel retrobottega della sua gelateria di Budapest 15 ebrei salvandoli dai nazisti. Una volta finita la guerra, Francesco ebbe come ricompensa la meravigliosa consapevolezza di aver compiuto “qualcosa di più grande e più dolce di qualsiasi gelato avesse mai fatto in vita sua”. Tra le persone che trovarono rifugio nella gelateria, c’era anche Peter (Isacco) Meir, all’epoca un ragazzino appassionato di gelato e cliente affezionato di Tirelli, che, dopo la guerra, si è trasferito in Israele ed è diventato professore di chimica.
Nel 2008 è stato proprio Peter a fare richiesta all’Ente nazionale per la Memoria della Shoah Yad Vashem di nominare il suo salvatore ‘Giusto tra le Nazioni’. La richiesta è stata accordata ma da allora si stanno svolgendo le ricerche dei familiari di Tirelli per poter consegnare il riconoscimento personalmente. Cercarli è un obiettivo perseguito con impegno anche dalla nuora di Peter Meir, Tamar, che sentendo in casa il racconto di questa storia straordinaria ha deciso di raccontarla in questo libro. “I miei figli sono cresciuti con questa storia: il racconto del nonno in una gelateria è apparso subito intrigante ai loro occhi, solo dopo hanno capito che non era esattamente una storia poi così divertente. In Israele, i bambini sono sempre a contatto con l’Olocausto, ne vedono tracce dappertutto: non si può negare e non si può pensare di non parlarne con loro”, racconta l’autrice in un’intervista all’ANSA, “ho capito che la vicenda accaduta al nonno era per i miei figli un buon modo per cominciare a parlare di questo argomento, anche se così hanno iniziato a scoprire quello che è successo agli ebrei, perché non è una storia di cattiveria ma quella di un uomo buono che ha scelto di fare del bene, e con un bel finale, ovvero proprio la nostra famiglia. Poi, quando cresceranno, studieranno anche le cose brutte e più complesse che sono accadute”. “Ho pensato che se questa storia era stata utile per i miei figli lo sarebbe stata anche per altri bambini”, prosegue, “una notte ho avuto l’idea di scrivere il libro, partendo proprio dal gelato. Le mamme stanno sempre attente a non far mangiare troppo gelato. E proprio dal gelato è venuta l’idea. Volevo iniziare con l’immagine di Francesco che in fondo era solo un bambino che amava il gelato”. Sul valore e l’efficacia del Giorno della Memoria, in occasione del quale il libro viene pubblicato, la Meir non ha dubbi: “Proprio perché ci sono ancora oggi razzismo e violenza dobbiamo continuare col Giorno della Memoria e poi trovare anche nuovi modi per parlare di Olocausto”, dice, “dobbiamo ricordare e essere consapevoli che la violenza è ancora nel mondo e che il pericolo è reale perché quello che è successo può accadere ancora”. Anche i traduttori del libro, la giornalista Cesara Buonamici e suo marito, il medico ungherese Joshua Kalman, sono legati personalmente alla tragedia della Shoah: il padre di Joshua è l’unico sopravvissuto della famiglia Kalman ai campi di sterminio nazista, mentre sua mamma è rientrata in Ungheria dopo la detenzione in un campo con sua nonna.

Intervista a Joshua Kalman

Joshua Kalman è nato nel 1947 da ebrei ungheresi sopravvissuti alla Shoah. Nel Dopoguerra la sua famiglia si è trasferita in Israele e ora lui vive da molti anni in Italia. È perciò il testimone e l’interprete migliore per tradurre Il gelataio Tirelli, che racconta la persecuzione nazista a Budapest e l’eroismo di questo anti-eroe italiano. Uno dei “Giusti tra le nazioni” la cui memoria viene conservata allo Yad Vashem di Gerusalemme, ma che – incredibilmente – non ha eredi, neppure alla lontana, interessati alla sua storia. L’attestato non è mai stato ritirato e le autorità israeliane hanno lanciato un appello perché qualcuno si faccia vivo. Appello che qui rilanciamo.

Signor Kalman, le vicende del gelataio Tirelli sono intrecciate alla storia intensa e drammatica della persecuzione degli ebrei in Ungheria durante la Seconda guerra mondiale, leggendo il libro, però, colpisce subito la grande tenerezza che traspare da alcuni particolari. Per esempio, sembra di sentire i sapori di certi cibi che vengono nominati.

K. Io non ho scritto il libro, mi sono limitato a tradurlo, ma è come se lo avessi scritto io. Mi sembrava proprio di sentire quei sapori, quei profumi della cucina ungherese e ungherese ebraica di quando ero bambino. È stato anche un modo di ricordare i miei che ormai non ci sono più. Leggendo e traducendo il libro mi tornavano in mente tante storie che sentivo a casa; anche se casa nostra non era una casa malinconica nonostante la Seconda Guerra mondiale fosse appena finita. Molte famiglie ebraiche hanno continuato a vivere nel ricordo orribile delle persecuzioni e ciò ha fatto sì che non uscissero mai più da quell’atmosfera cupa. A casa mia invece non si parlava più di tanto di quel periodo, nonostante mio padre avesse perso entrambi i genitori e la sorella, e mia madre avesse perso il padre a Dachau con altri due fratelli. Dai campi di sterminio è tornata mia nonna, da Auschwitz, e mio padre che era stato condannato ai lavori forzati dalle terribili croci frecciate, i filonazisti ungheresi.

Dopo aver tradotto il libro è tornato a Budapest?

K. No, anche perché il libro è stato tradotto da pochissimo tempo, ma ora ho intenzione di tornarci. Ieri ho incontrato l’ambasciatore ungherese a Roma e gli ho regalato il Gelataio Tirelli, che non conosceva, anche perché questo libro non è tradotto in ungherese ed esiste solo nell’originale ebraico, in inglese e ora in italiano. Gliel’ho regalato perché ha una bambina di sette anni che vive a Budapest. E a maggio andrò in Ungheria con lui.

Primo Levi diceva che chi non conosce la storia è condannato a ripeterla. Questo libro aiuterà la conoscenza e la consapevolezza dei più giovani?

K. Ha la capacità di raccontare un episodio vero della storia senza essere predicatorio, in un modo che tutti possano capire, anche i bambini. Io non conoscevo questa storia, ma ne conoscevo una simile, quella del console svedese a Budapest Raul Wallemberg, che ha organizzato ben trentuno case sicure da cui ha fatto scappare più di trentamila ebrei, facendo in grande ciò che ha fatto Tirelli in piccolo. Ma è importante che ciascuno faccia quello che può. Non a caso il Talmud dice che chiunque salvi un’anima è come se salvasse il mondo intero. E, del resto, la storia di Wallemberg ha anche un ulteriore punto di contatto con quella di Tirelli, perché oltre a essere stati dichiarati entrambi “Giusti tra le nazioni” dal museo dello Yad Vashem di Gerusalemme, di nessuno dei due si conosce il destino dopo la guerra.

Halloween, tempo di fantasmi

Si avvicina il 31 ottobre, il giorno della festa più macabra dell’anno in cui zombie, vampiri e fantasmi sono protagonisti. Figure terrificanti, che suscitano paura non solo nei più piccoli.

I fantasmi però possono anche risultare teneri o timidi, basta scegliere le letture giuste.

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Milli un fantasma mostruosamente tenero racconta di un piccolo fantasma che – per essere accettato nella comunità dei mostri – deve dimostrare di saper spaventare i bambini.
Impresa non facile per un cuore tenero in una storia per guardare mostri e fantasmi da una nuova prospettiva.

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Anche le piccole amiche Ely+Bea si ritrovano a fare i conti con un fantasma in una delle loro avventure. Assomiglia a una nuvola, ha gli occhi che brillano e ha deciso di insediarsi nei bagni della scuola elementare Emerson. Purtroppo le maestre non gradiscono questa eccitante intrusione e Ely+Bea dovranno trovare un modo per farlo andare via.

Ely+Bea e il fantasma della scuola è il secondo titolo della saga e convincerà anche i più timorosi offrendo uno sguardo inedito sulle scuole infestate.

Aspettando Halloween: a caccia di ragni

Si fa presto a dire ragno. Sono ben 114 le famiglie censite che comprendono ben 44.906 specie e che rendono questo aracnide diffuso in tutto il mondo. Un “coinquilino” spesso non gradito, tanto che esiste una parola specifica per definire la paura dei ragni: aracnofobia.

Chi ha paura dei ragni deve stare in guardia: con l’avvicinarsi di Halloween sbucheranno da ogni dove. La festa di origine anglosassone, infatti, è strettamente legata a simbologie paurose e terrificanti, declinate però con allegria quando si tratta di bambini. Dai travestimenti al celebre gioco del “Dolcetto o scherzetto?”, la festa di Halloween per i più piccoli è soprattutto un’occasione per confrontarsi con alcune paure sdrammatizzandole. Streghe, vampiri, zombie sono protagonisti, accompagnati spesso da gatti neri, civetti e… ragni!

Il ragno è un animale inquietante? Beh se si pensa che il più grande al mondo – il Ragno Golia – può misurare fino a trenta centimetri, sicuramente sì.
Eppure, fin dai tempi più antichi, l’immagine “terrificante” del ragno si è accompagnata a quella di animale magico e beneaugurante. Cosa che gli ha permesso di essere il protagonista di una delle nursery rhymes più famose del mondo anglosassone.

Whisky il ragnetto

Whisky il ragnetto racconta di un piccolo ragno che vuole arrivare in cima a una montagna. Impresa non facile se non si tratta di un Ragno Golia… Un’avventura a suon di musica per diventare grandi… senza paura!

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Dedicata ai più grandicelli, invece, la storia di Spartaco il ragnetto farà riflettere su una delle capacità che rende unico questo aracnide: la tessitura della tela per catturare gli insetti. E se le ragnatele sono al centro dell’avventura narrata e illustrata da Etienne Delessert, i cambi di prospettiva faranno riflettere sull’onore e sull’ingegno.

Chi ha paura dei ragni adesso?

4 ottobre: San Francesco

Patrono d’Italia e protettore degli animali, Francesco è uno dei Santi più amati in tutto il mondo.

Con la sua storia fatta di semplicità e accoglienza ha conquistato migliaia di seguaci con il suo messaggio di pace e fratellanza fin dagli inizi della sua Opera.

Chi non conosce, ad esempio, la storia di Francesco e il lupo? In quell’occasione il Santo di Assisi riuscì ad ammansire un temibile lupo che minacciava la città di Gubbio semplicemente parlandogli. Ed è proprio per questa sua capacità di entrare in contatto con gli animali che ne è considerato il protettore.

Ma non è tutto. Francesco si conferma da alcuni anni il nome preferito per neonati di sesso maschile dai genitori italiani. I dati raccolti  dall’ISTAT, l’Istituto Nazionale di Statistica, raccontano che, nonostante ci siano circa trentamila nomi maschili differenti, sono solo una trentina i nomi che ricorrono più frequentemente. E Francesco è il primo della lista.

Quanti Francesco ti vengono in mente tra amici, compagni, parenti? Qualcuno ci sarà certamente visto che si festeggia anche la versione femminile, Francesca.

San Francesco è ricordato anche per il suo Cantico delle Creature, considerato il testo poetico più antico della tradizione letteraria italiana.

Una preghiera naturalmente ma soprattutto un inno alla vita. La nostra versione con cd – interpretata da Angelo Branduardi e illustrata da Mauro Evangelista – è perfetta per i più piccoli.

Cantico delle Creature - Francesco d'Assisi

Quale modo migliore per augurare buon onomastico a tutti i Francesco d’Italia?